.

.
.
.
.
.

venerdì 25 marzo 2016

BACKGAMMON: 5000 ANNI E NON SENTIRLI

Nel lontano gennaio 2012 decisi di dedicare qualche articolo del mio neonato blog alla storia del gioco da tavola, partendo dalle origini fino ad arrivare ai giorni nostri.
Per farlo mi inventai il personaggio del Professor De Ludis, il quale aveva il compito di accompagnarci in questo viaggio attraverso i secoli (un po’ alla Alberto Angela per intenderci), alla scoperta dei principali giochi che hanno segnato la storia dell’umanità.
Per rendere il tutto più divertente mi misi anche a disegnare questo fantomatico Professore, con risultati a dire il vero non proprio accattivanti… (lo potete vedete cliccando su questo LINK che vi porta al primo articolo di quella serie).
Rileggendo oggi quei vecchi articoli, che all’epoca definii epicamente “i 5 capitoli della storia del gioco”, mi accorgo che in realtà di epico hanno ben poco, sembrano più una raccolta di brevi spunti in attesa di essere sviluppati. Ma che volete, ero un giovane blogger in erba…
Più volte mi sono riproposto di sistemarli e ripubblicarli ma per un motivo o per l’altro non sono mai riuscito a trovare né il tempo nè la spinta ispiratrice per farlo.
L’ultima volta che li ho riletti però una cosa ha colpito la mia attenzione.
Un gioco che sembra avere resistito ai millenni per arrivare ad essere giocato ancora ai giorni nostri, ovviamente cambiato nella forma e nelle regole, ma neanche poi così tanto da esserne snaturato.
Questo gioco è il BACKGAMMON, un gioco vecchio di oltre 5000 anni.
Come ben saprete, l’elemento ludico è sempre stato presente nella storia dell’uomo, da tempi immemori.
Pare che il gioco più antico praticato dall’uomo siano le bocce, databili addirittura ad un periodo compreso tra il 7000 ed il 6000 a.C., ma giustamente mi direte che le bocce non sono propriamente un gioco da tavola.
Vero, ma le ho citate solo per sottolineare che gli esseri umani creano giochi da molto prima che si inventassero i tavoli per giocarci sopra! 
Senet
Per avere un vero gioco da tavola bisognerà aspettare ancora qualche millennio, nel frattempo ecco comparire gli astragali, predecessori dei dadi (esatto cari germanofili, prima di tutto compare l’alea!), che nascono con prerogative divinatorie per poi trasformarsi nel tempo in passatempi popolari.
Ma ecco che arrivati al terzo millennio prima di Cristo incominciano a nascere i primi giochi veri e propri, i loro nomi sono: SERPENTE ARROTOLATO, SENET e GIOCO REALE DI UR.
Il Serpente Arrotolato (noto anche come MEHEN), di poco antecedente il Senet, è probabilmente il più antico gioco da tavola di cui abbiamo notizia, risalente alla prima dinastia egizia (alcune versioni lo datano appunto al 3000 a.C. sotto il regno del faraone Aha, altre lo collegano invece alla terza dinasta 2800-2600 a.C.), mentre il Gioco Reale di Ur è leggermente più recente in quanto la sua datazione risale a circa il 2600 A.C.
Quest’ultimo, scoperto nell’odierno Iraq durante una campagna archeologica dei primi  anni del secolo scorso, è il più antico set completo di gioco da tavola mai ritrovato!
Altra sua caratteristica rilevante è che il tavoliere è simile a quello del TAU (databile al 1500 a.C. circa), noto anche come IL GIOCO DELLE 20 CASELLE, le cui regole non sono note ma è di fondamentale importanza poiché costituisce il ponte fra la cultura sumera e quella egizia, in quanto risulta essere l’anello di congiunzione tra il Gioco Reale di Ur appunto ed il Senet (sul retro del tavoliere del Senet è spesso riprodotto il Tau).
Il Mehen, il Senet ed Il Gioco Reale di Ur sono considerati i predecessori dei vari giochi di percorso e quindi anche del moderno BACKGAMMON, gioco che assume inaspettatamente un’importanza rilevante all’interno del viaggio di conoscenza che avevo pensato di riproporvi proprio perché, come dicevo, è l’unico ancora ampiamente utilizzato e di cui si conoscono le regole.
Ma andiamo con ordine. 
Tabula
In epoca romana era assai in voga il Ludus Latrunculorum, o gioco dei ladruncoli. Si tratta di un gioco di strategia militare (precursore della moderna DAMA) nel quale due eserciti si fronteggiano in una battaglia dove, per vincere, occorre catturare gli avversari. 
Contemporaneo dei ladruncoli era il Ludus Duodecim Scriptorum, il cui tavoliere era composto inizialmente di 36 caselle (costituite da lettere alfabetiche) che negli anni diminuirono fino a 24, al contempo il gioco assunse una sempre più marcata connotazione di azzardo.
Da queste evoluzioni del Ludus Duodecim Scriptorum nacque il Tabula, di cui sembra fossero appassionatissimi vari imperatori romani.
Dal Ludus Duodecim Scriptorum e dal Tabula, con il passare del tempo e poche modifiche si giunse, guarda un po’, alla forma quasi definitiva del BACKGAMMON, ampiamente diffuso tanto nell’antico Egitto quanto in Palestina, nell’antica Grecia come a Roma e poi via via con diversi nomi e piccole varianti si arriva al tempo delle crociate e di li, sopravvivendo addirittura all’inquisizione, eccolo giungere direttamente ai giorni nostri. 
Il Backgammon è un gioco astratto per due giocatori della durata approssimativa di 30 minuti.
Un simpatico detto inglese lo definisce come “ UN GIOCO CHE A PARITA’ DI FORTUNA PREMIA L’ABILITA’ E A PARITA’ DI ABILITA’ PREMIA LA FORTUNA”, chi ha avuto la possibilità di giocarlo sarà sicuramente concorde! 
Backgammon
Ciascun giocatore possiede 15 pedine che muove lungo 24 triangoli (punti) secondo il lancio di due dadi. Lo scopo del gioco è riuscire per primi a rimuovere tutte le proprie pedine dalla tavola, cercando nel contempo di bloccare l'avversario e di evitare le sue azioni di disturbo.
Queste regole ovviamente hanno subito molti cambiamenti nel corso dei secoli, basti pensare che solo nel 1743 vengono codificate per la prima volta le regole ufficiali del gioco, grazie ad un breve trattato ad opera di Edmond Hoyle. Il dado del raddoppio invece fu introdotto solo nel 1928 negli Stati Uniti.
Trovo veramente affascinante la storia del Backgammon, e soprattutto mi piace vedere come un gioco di poco posteriore ai tre capostipiti citati in  precedenza sia riuscito ad arrivare praticamente intatto nello spirito e nel regolamento fino a noi.
Ma il Backgammon non è il solo ad esserci riuscito, possiamo citare altri due giochi dell’antichità un po’ più recenti ma storicamente significativi che sono sopravvissuti fino ai giorni nostri: il MANCALA ed il GO.
Ma di questi magari ne parleremo con calma in altri articoli, oggi soffermiamoci ad applaudire il Backgammon, un affascinante gioco millenario che ha accompagnato fedelmente (ed incredibilmente, se vogliamo) la nostra civiltà dagli albori fino ai giorni nostri.


Max_T 


Fonti:

Il grande manuale dei giochi da tavolo (G. Meroni, A. Spinelli)
https://it.wikipedia.org/wiki/Backgammon http://boardgamegeek.com/boardgame/2397/backgammon

sabato 19 marzo 2016

THE VAMPIRE, THE ELF AND THE CTHULHU: GENIALE TRIPLA AMBIENTAZIONE PER IL NUOVO CROWDFUNDING DELLA GIOCHIX

Per chi non lo sapesse il 31 marzo partirà la campagna di crowdfunding di The Vampire, The Elf and The Cthulhu (noto anche con l’acronimo VEC), un nuovissimo titolo proposto dalla vulcanica Giochix di Michele Quondam.
Online è possibile scaricare la versione Print&Play ed il regolamento in lingua inglese, che ad una prima lettura appare molto intrigante.
Confesso che, nonostante abbia già stampato e ritagliato le carte, letto più volte il regolamento e predisposto già cubetti e puzzilli, ahimè non sono ancora riuscito a trovare il tempo di completare una partita :(
Ma siccome secondo me il gioco merita, ho deciso comunque di parlarvene e, come nella tradizione di Idee Ludiche, per farlo mi sono fatto dare una mano dall’autore Luca Ricci in persona e dalla Giochix!
Ma prima di sentire cosa hanno da raccontarci i nostri ospiti, ecco una breve panoramica di The Vampire, The Elf and The Cthulhu:
VEC è un card game strategico della durata approssimativa di 40/50 minuti in cui i giocatori (da 2 a 4) vestono i panni di grandi scrittori riuniti in un’unica stanza con l’intento di scrivere un nuovo avvincente romanzo.
Ad ognuno viene assegnato un obiettivo segreto riguardante la struttura del romanzo finale.
Ogni scrittore deve quindi “sgomitare” per riuscire a piazzare il proprio personaggio al centro della storia che andrà pian piano prendendo forma: ci sarà chi proporrà come protagonista l’unico anello, piuttosto che vampiri assetati di sangue o il terrificante Cthulhu. 
Il tutto si concretizza attraverso un meccanismo ad asta grazie al quale i romanzi di ogni giocatore si creeranno man mano con il passare delle azioni.
Raccogliere le idee però non basta, ognuno dovrà battersi (sfruttando l’apposita azione) con gli altri giocatori per riuscire ad inserire la propria carta al punto giusto del romanzo ed avere l’inchiostro speciale per potersene prendere il merito ai fini dei punti vittoria.
Ogni azione verrà fatta con una forza che aumenta progressivamente in base alla bravura dello scrittore nel raccogliere idee coerenti (il potere di ciascuna carta ha una forza variabile, questa si misura in base a quante carte della stessa 
natura ci sono nel display del giocatore - Vampiro, Elfo o Cthulhu - moltiplicato per il numero di carte con la stessa tematicaAvventura, Sentimentale, Guerra, Drammatico, Comico -)
Il mio P&P
Il gioco termina quando 4 carte vengono inserite nel romanzo (al centro del piano di gioco). A questo punto i giocatori scoprono i loro obbiettivi e conteggiano i punti vittoria: lo scrittore che si sarà dimostrato più fedele alla propria trama sarà il vincitore del gioco.
Come vedete questo titolo ha una particolarissima ambientazione che mi ha subito colpito ed affascinato tanto che non ho resistito alla tentazione di saperne di più.
Grazie alla squisita disponibilità di Chiara Spagnoletto, Project Manager Junior dell’azienda romana, ho potuto mettermi in contatto con l’autore Luca Ricci ed ecco cosa ci ha raccontato :)

Ciao Luca, conosciamoci meglio, raccontaci brevemente di te e di come ti sei avvicinato al mondo dei board games.

Ciao a tutti, ho 44 anni sono laureato in economia e commercio e vivo a Tivoli cittadina a pochi Km da Roma. Fin da bambino ho giocato con i classici giochi da tavolo ma la grande passione è iniziata a circa 20 anni con il g.d.r. e il gioco di miniature di Martelli da Guerra (Warhammer Fantasy Battle) e con la partecipazione alla Cirith Ungol un’associazione ludica tiburtina.
Finita l’avventura con questa realtà, ho conosciuto la “Reindeer Corporation” un’associazione ludico culturale di Roma che si prefigge la diffusione del “gioco intelligente” e ormai da diversi anni ne faccio parte attivamente.
Attraverso le Renne, questo è il nome con cui ci chiamano comunemente, oltre ad entrare in contatto con ragazzi fantastici, ho anche conosciuto una miriade di giochi da tavolo di tutti i tipi e almeno un paio dei migliori autori italiani ora in circolazione, per cui la passione per questo tipo d’intrattenimento è cresciuta a dismisura e con essa la voglia di creare qualche cosa di proprio.

Da quanto tempo ti stai dedicando alla realizzazione di giochi da tavolo?

Ormai sono almeno tre o quattro anni che mi dedico con impegno più o meno costante alla realizzazione di prototipi di giochi da tavolo di tutti i tipi.
Oltre a VEC, ho un paio di altri progetti in cantiere che speriamo riescano a vedere la luce.
Il mio prossimo desiderio è cercare di realizzare un gioco di piazzamento e gestione risorse che presenti elementi di novità e una durata contenuta.

Parlando di VEC, dove hai tratto l’ispirazione per un’ambientazione tanto particolare?

Il gioco era nato in uno scenario fantasy horror più classico, parlandone con l’editore, però, abbiamo pensato che un’ambientazione basata sulla contaminazione tra i vari generi letterari che più mi appassionano potesse essere divertente.
Creare storie in cui un nano o un elfo si ritrovano nel castello di un vampiro per combattere un cultista di un “grande antico” può essere una sfida divertente anche per il più grande “narratore”.
Sta a voi quindi mettere in moto la vostra strategia per inserire le carte che vi faranno vincere la partita di VEC con una storia sempre diversa.


Ed ora proseguiamo la nostra chiacchierata rivolgendo qualche domanda anche a Giochix: decidere di produrre un gioco non è mai così banale, cosa vi ha colpito dell’idea di Luca?

Il sistema di gioco creato da Luca era molto duttile, rapido e intrigante. Inoltre era molto funzionale alle modalità di sviluppo che adottiamo per i nostri giochi. Qualche semplice accorgimento è bastato a conferirgli il “Giochix flavour”, quelle caratteristiche che rendono i nostri giochi riconoscibili all'interno di un'offerta che si fa sempre più ampia: l'impiego mai banale dei componenti, la molteplicità di scelte, stimolo alla ricerca di valide strategie e corretti ragionamenti che trovano sempre il giusto premio all'interno del gioco.

A chi si rivolge VEC? Quali sono i suoi punti di forza?

VEC è un gioco leggero per gamers. Ci teniamo a sottolineare che non è uno storyteller, ma un gioco di combo e strategie. Come tutti i giochi Giochix è pensato per i giocatori di alto livello alla ricerca di un titolo dal gameplay stimolante, nonostante si tratti di un titolo leggero e rapido. La semplicità delle regole permette ai giocatori di concentrarsi sulle innumerevoli combinazioni possibili tra le diverse carte, fornendo così profondità al gioco, rigiocabilità e longevità. Le strategie vincenti si moltiplicano all'infinito per adattarsi alle situazioni di gioco sempre mutevoli e per capovolgere le sorti della partita in ogni istante. Ogni mossa, per quanto potente possa essere, ha sempre una valida contromossa che l'avversario può mettere in atto.

Concludendo, volete darci qualche anticipazione sui progetti futuri della Giochix? :)

Dopo VEC sarà il turno di Virus. Uno di quei gioconi tosti per gamers di Michele Quondam ispirato ai film della saga di Resident Evil. Trovate la pagina di presentazione sempre su Giochistarter. Poi sarà il turno di Mare Nostrum in versione italiana, subito prima dell'estate, e stiamo preparando anche Principi del Rinascimento, la cui nuova edizione, anch'essa in lingua italiana, sarà disponibile all'incirca per lo stesso periodo. Nel tardo autunno sarà il turno del tanto atteso Tales of the Arabian Nights in versione italiana. Ovviamente ci sono anche molti altri progetti in ballo e alcune sorprese che sveleremo soltanto a tempo debito!


Grazie mille a Chiara, Luca e alla Giochix tutta per la disponibilità.
Ci tenevo a parlarvi di VEC prima della fiera di Modena perché, nonostante non sia riuscito ancora a provare come si deve il P&P, per quel che mi riguarda son convinto che questo titolo meriti davvero molta attenzione e, visto che alla Play ci sarà la possibilità di provarlo, beh, credo che un posto nella lista delle novità da provare VEC se lo meriti proprio! ;)



Max_T


PS: e se lo proverete fatemi sapere se ci ho visto giusto! :D

lunedì 14 marzo 2016

CARTOOMICS 2016, LA FIERA CHE NON TI ASPETTI

Sono passati 3 anni dalla mia ultima visita ai padiglioni di Rho Fiera, in quell’occasione andai a Ludica 2013 ospite dell’amico Angelo Porazzi tra i tavoli dell’Area Autoproduzione (QUI il report della tre giorni, uno dei miei primi).
Questo week end invece è stata Cartoomics ad attirarmi in quel di Rho.
Cartoomics è una manifestazione a tutto tondo, raccoglie al suo interno, in un’area di 30000 metri quadrati, fumetti, videogames, cosplay, collezionismo… ed anche giochi da tavolo.
L’area dedicata ai board games è ovviamente molto ristretta se confrontata agli altri spazi, occupa circa 1/8 del totale ma vanta comunque la presenza di importanti editori tra i quali spiccano Red Glove, Ghenos, Cranio Creations, Giochi Uniti, Raven e Oliphante.
Cartoomics attira ogni anno parecchie decine di migliaia di visitatori e la giornata di domenica 13 (nella quale abbiamo preso parte alla fiera) è stata sicuramente una delle più affollate del week end ma, grazie alla sconfinata capienza dei padiglioni, aggirarsi tra i vari stand non è stato per nulla difficoltoso.
Per gli appassionati di board games come noi c’erano varie possibilità di provare giochi, erano infatti oltre un centinaio i tavoli dedicati a tale scopo ed i tempi d’attesa praticamente nulli. 


La nostra presenza in fiera si è protratta per poco più di 5 ore (l’idea era quella di passare un giornata in relax curiosando tra i vari stand e, per quanto mi riguarda, ritrovare Amici che non si vedono da un pezzo e che solo alle fiere si posso incontrare) e tra una vasca e l’altra, una chiacchierata e l’altra abbiamo giocato “solo” ad Insoliti Sospetti e Stromboli, ma vi assicuro che se fossimo andati col solo intento di sederci e giocare avremmo raggiunto tranquillamente il nostro scopo e provato molti altri titoli.
I prezzi di acquisto e le promozioni proposti dai vari store ed editori presenti erano in alcuni casi davvero convenienti e, per chi avesse voluto tornare a casa con un ricordino, ci si poteva togliere più di uno sfizio. Io mi sono regalato un gioco che seguivo da qualche tempo, Antike Duellum di Mac Gerdts, che considero uno dei migliori titoli da due giocatori in circolazione, risparmiando tre/quattro euro sui prezzi in circolazione.

Per il resto Cartoomics offre sicuramente molte più possibilità agli amanti dei fumetti, video games e cosplay, dopotutto la fiera si rivolge principalmente a loro e propone davvero una miriade di possibilità di intrattenimento. 
Distese sconfinate di fumetti e videogiochi riempiono i padiglioni, frotte di cospalayers si aggirano nei corridoi dando colore e vivacità alla fiera.
Particolarmente affascinante e ricca si presenta “l’Area Fantascienza” dedicata quasi interamente a Star Wars, così come la parte “Cinema e TV” dedicata ai nuovi arrivi cinematografici (che spazia da Batman Vs Superman ai Ghost Busters senza dimenticare i più piccoli con Kung Fu Panda e compagnia).

Tirando le somme direi che Cartoomics non ha per nulla deluso le nostre aspettative, ce n’è davvero per tutti i gusti. 
Certo cari gamers non aspettatevi gli spazi di una manifestazione ludica come può essere Modena, ma vi assicuro che, presa per quel che è, Cartoomics è sicuramente un appuntamento da segnare in agenda!


A conferma del nostro parere positivo concludiamo condividendo il pensiero dell’organizzatrice Valentina Cantoni che ringraziamo per la squisita disponibilità:
Per quanto riguarda il mio parere su questa edizione, e in particolare sull'area giochi da tavolo, siamo molto soddisfatti della crescita dell'area e della fiducia che sempre più aziende ripongono in noi. Gli stand e i tavoli dimostrativi hanno riscosso molto successo, non solo tra gli appassionati ma soprattutto tra i neofiti, e ci auguriamo di poter accogliere sempre più giocatori tra le fila dei nostri visitatori.
Speriamo quindi che Cartoomics possa finalmente essere riconosciuta come l'occasione milanese per giocare, scoprire le novità e incontrare editori e autori, che già da quest'anno hanno iniziato a essere presenti negli stand.
Da parte nostra c'è tutto l'impegno e la dedizione a implementare, migliorare e sviluppare l'area, così che possa rispondere sempre meglio alle esigenze di espositori e visitatori”.

Per completezza eccovi i dati ufficiali dell’affluenza alla tre giorni milanese: 75.000 visitatori contro i 67.000 della scorsa edizione, numeri davvero importanti che rafforzano opinioni e speranze di Valentina :)


Max_T


mercoledì 9 marzo 2016

DAI, PROVIAMO ANCORA UNA VOLTA A SOTTOLINEARE IL VALORE EDUCATIVO DEI GIOCHI DA TAVOLO

Premessa:
questo articolo lo scrivo innanzitutto per chi non ha una gran conoscenza dei giochi da tavolo; per quanti, purtroppo per loro, liquidano il giocare come una faccenda da bambini, senza capire il significato aggregativo ed educativo di cui il gioco da tavolo è portatore.


Nella mia libreria ho sempre ospitato parecchie centinaia di libri di vario genere, tutti rigorosamente acquistati, perchè non mi piace l'idea di prenderli in prestito. 
Nessuno ha mai avuto da ridire, anzi.
Ora che pian piano le scatole dei board games stanno sostituendosi ai libri, tutti a chiedermi: "ma che te ne fai di tutti 'sti giochi?!"

Adesso spiegatemi una cosa.
Che differenza c’è tra una persona che legge tanti libri e li mette in mostra nella sua bella libreria e una persona che gioca tanti giochi e li mette in mostra nella sua bella libreria?
Apparentemente nessuna, ma andando a fondo sulla questione spesso risulta che chi legge tanti libri è considerata (giustamente) una persona acculturata con un hobby sano ed arricchente, chi invece colleziona giochi di solito passa per pirla!
Beh, forse sto un po’ estremizzando, sarà che io il “nemico” ce l’ho in casa, sì insomma sapete della totale avversione di mia moglie per qualsiasi forma di gioco, ma alla fine della fiera converrete che in Italia il gioco in scatola non è considerato un hobby degno di tale nome.
Ma parliamoci chiaro, leggere, tanto per restare sull’esempio di prima, è davvero un’attività migliore di giocare?!
Pensateci un attimo.
Partiamo dai libri: quando leggete un libro vi isolate dal mondo reale per immergervi in quello della storia che state leggendo. State svolgendo un’attività che possiamo candidamente definire assolutamente inutile alla vostra esistenza, potreste vivere anche senza leggere, eppure lo fate perché per tutto il tempo che dedicate alla lettura state bene, vi estraniate dalla quotidianità ed al contempo vi arricchite, perché ogni lettura porta ricchezza, di qualunque lettura si tratti.
E con i giochi cosa accade invece?
Facciamo un esperimento, proviamo semplicemente a sostituire il vocabolo “gioco” a “libro” e vediamo cosa succede.
Quando giocate vi isolate dal mondo reale per immergervi in quello della storia che state giocando. State svolgendo un’attività che possiamo candidamente definire assolutamente inutile alla vostra esistenza, potreste vivere anche senza giocare (mmm… o meglio, forse da adulti potreste arrischiarvi a farlo, sicuramente non da bambini) eppure lo fate perché per tutto il tempo che dedicate al gioco state bene, vi estraniate dalla quotidianità ed al contempo vi arricchite, perché ogni gioco porta ricchezza e soprattutto aggregazione e conoscenza di chi condivide il tavolo con voi, ecco uno dei valori aggiunti del gioco rispetto al libro: l’aggregazione.
L’avventura del libro la si vive da soli, quella del gioco la si vive in compagnia, è un’esperienza condivisa in tempo reale, il libro lo si racconta, lo si legge a qualcuno o se ne parla a posteriori.
Non dimentichiamo poi che un libro una volta letto ha detto tutto, possiamo sicuramente rileggerlo per cogliere le sfumature che a prima vista ci sono sfuggite e sarà comunque un’esperienza soddisfacente ma, a differenza di un gioco da tavolo, non potrà più stupirci ogni volta che lo riprenderemo in mano.
Un gioco da tavola cambierà sempre in base ai giocatori che lo giocheranno, al loro numero ed alla loro capacità di mettersi in gioco!
Camelot Legends
Inoltre non commettete l’errore di sottovalutare il valore educativo dei giochi: un board game ha molto da insegnare (in questo caso non mi riferisco agli storici ed ormai inflazionati giochi della grande distribuzione, di cui sono pieni gli scaffali dei supermercati, titoli ampiamente dipendenti dall’alea e spesso di durata interminabile), ci sono titoli che sfruttano le più disparate ambientazioni. 
A me piacciono particolarmente quelli che sfruttano situazioni storiche realmente accadute e personaggi realmente esistiti. Così come adoro i giochi che ricalcano fedelmente storie tratte da romanzi di successo o saghe epiche; di esempi ce ne sarebbero a iosa, prendiamo CAMELOT LEGENDS, un card game forse non molto conosciuto ambientato nell’universo Arturiano che utilizza praticamente tutti i personaggi apparsi nei racconti del ciclo. Inoltre su ogni carta (magistralmente illustrata) è citata una frase caratteristica del personaggio tratta dai racconti che lo vedono protagonista ed il manuale del gioco presenta un’appendice finale nella quale vengono presentati tutti questi eroi ed il loro ruolo all’interno della vicenda. Per un fan della “materia di Bretagna” questo titolo rappresenta indubbiamente un importante tributo.
Florenza
In FLORENZA, un titolo ambientato nella Firenze rinascimentale, succede la stessa cosa, vengono utilizzati artisti, predicatori e capitani di ventura realmente esistiti e anche in questo caso il regolamento dedica loro quattro pagine finali ricche di note e curiosità storiche.
IMPERIAL, un gioco dove si lotta per la supremazia economica nell’Europa imperialista, ha addirittura un libretto aggiuntivo nel quale viene spiegata la situazione politico/economica delle sei potenze coinvolte. 
Per non parlare dei war games, una categoria di giochi caratterizzati da una fedele ricostruzione storica degli scenari e degli eventi che si vanno a mettere in tavola.
E questo per quanto riguarda la materia storica, ma ci sono anche giochi che fanno leva sulle capacità matematiche dei giocatori o su quelle narrative, piuttosto che sul colpo d’occhio o la destrezza.
Innumerevoli sono i campi d’azione dei moderni giochi da tavolo. 
L’informazione è importante, per questo oggi ho voluto provare a mettervi una pulce nell’orecchio, perchè passare le serate a lanciare dadi spostando casualmente una pedina sul tabellone o aspettare che il nonno estragga il numero giusto per fare tombola non è giocare… il gioco deve essere stimolante, educativo, coinvolgente. Deve mettervi nelle condizioni di fare scelte vere, di gestire le situazioni che vi si presentano di fronte. C’è molta più soddisfazione a gestire un lancio di dadi piuttosto che a subirlo, e la bella notizia è che oggi questo è possibile!
Imperial
I giochi moderni (che alcuni definiscono “intelligenti”, termine che in verità a me non piace utilizzare, mi sembra che possa essere travisato, che anziché invogliare alla scoperta alzi un’inutile barricata di superbia tra i giochi e chi non li conosce) sono concepiti per aumentare la soddisfazione ed il divertimento di chi li gioca: niente più tempi morti tra un turno e l’altro, basta avere giocatori eliminati che stanno ad annoiarsi guardando giocare gli altri, stop alle partite interminabili e noiose. Ora al centro di tutto vengono posti i giocatori e la loro voglia di essere appagati dall’esperienza di gioco.
Credetemi, oggigiorno non divertirsi è praticamente impossibile.

Ah, e per tornare sull’argomento iniziale: leggere fa bene ed è importante continuare a farlo, ma ora sapete che anche giocare non è niente male ;)


Max_T


PS: I giochi che ho citato nell’articolo non sono per principianti, vanno giocati con l’aiuto di chi li conosce, ma se vi ho incuriosito e volete cimentarvi in qualcosa di più immediato potete dare un occhio a I MIEI MIGLIORI 28 GIOCHI PER TUTTI, MA PROPRIO TUTTI scritto da Fantavir o alla serie di articoli dedicati ai vincitori dello Spel des Jahres (il più importante riconoscimento tedesco che premia annualmente i migliori giochi per famiglie) scritti da Benedetto (MIO CARO MAX…) oppure, per chi è della zona, venire il mercoledì sera alla Ludoteca Galliatese per fare una partitina.

giovedì 3 marzo 2016

TSURO E SNAIL’S PACE RACE: DUE ART-ATTACK A CHILOMETRO ZERO!

Per far conoscere lo sconfinato mondo dei giochi da tavolo ai miei piccoli ho pensato di coinvolgerli non solo nel giocare ma anche nel creare saltuariamente semplici giochi che non abbiamo in casa. Ho notato che questo esercizio li aiuta a sentirsi più partecipi e a collaborare spronandosi a vicenda per realizzare nel migliore dei modi il gioco che andranno a giocare.

Qualche settimana fa mi sono ricordato di un semplice e divertente gioco per bambini dai 3 anni in su ideato dal grande Alex Randolph, Snail’s Pace Race, nel quale 6 lumache colorate gareggiano in una peculiare corsa “al contrario”, nella quale vince infatti chi arriva ultimo! 

O meglio, le regole prevedono che i giocatori scommettano su quale lumaca arriverà prima e quale ultima.
Il gioco è molto essenziale sia nei componenti (una board col tracciato di gara, 6 lumache di differenti colori e 2 dadi a sei facce) che nelle regole: a turno si lanciano i dadi sulle cui facce sono riportati i colori delle lumache e ad ogni tiro verranno mosse in avanti le lumache corrispondenti (o la singola lumaca se uscirà lo stesso colore su entrambi i dadi). Il regolamento - edizione Ravensburger - lascia molta libertà ai giocatori che possono decidere, prima di iniziare, se scommettere su chi arriverà prima, su chi arriverà ultima o su entrambi i piazzamenti.
Il gioco ovviamente termina quando l’ultima lumaca taglia il traguardo e vince chi azzecca il pronostico.
A dispetto della durata contenuta e della semplicità Snail’s Pace Race è un gioco molto coinvolgente e soprattutto educativo, in modo particolare per quei bambini che hanno “problemi” di competitività, infatti questo è un titolo che insegna loro che la gioia ed il divertimento stanno nel giocare il gioco, non nel vincerlo!
Per realizzare Snail’s Pace Race occorrono davvero pochi minuti.
Mentre io suddividevo un foglio A4 in 48 caselle (6 corsie divise in 8 caselle l’una, almeno per me questo è il formato più semplice da realizzare) i bambini coloravano e ritagliavano i segnalini che insieme avevamo disegnato con l’aiuto di un bicchiere su di un cartone delle merendine (il risultato sono 6 cerchi che vengono poi ripiegati su se stessi per formare altrettanti coni colorati, che nel nostro caso fungono da lumache). I dadi li abbiamo ovviamente disegnati, colorati e realizzati a mano sempre col cartoncino.
Fortunatamente, tabellone a parte che ho disegnato io, per realizzare il nostro Snail’s Pace Race tutti i pezzi erano divisibili per due, 3 conetti a testa e un dado testa, così ognuno ha potuto lavorare su un numero uguale di pezzi… questo significa litigi scongiurati! :)
Sfortunatamente non ho foto da mostrarvi di questo lavoretto, il gioco lo abbiamo assemblato in montagna dai nonni e la è rimasto, ma posso rimediare con quelle del secondo gioco che ho realizzato con l’aiuto dei miei ragazzi pochi giorni fa, ovvero Tsuro.
Per chi non lo conoscesse Tsuro è un gioco di piazzamento tessere molto particolare per 2/8 giocatori, del 2004, ideato da Tom McMurchie. 

Il gioco è composto da 36 tiles con varie linee curve disegnate, una board di 6x6 caselle sulla quale piazzare queste tiles e 8 token rappresentanti dragoni.
Ogni giocatore al proprio turno dovrà piazzare una tile prendendola dalla propria mano e ponendola di fronte al proprio token, il quale dovrà essere fatto scorrere il più in là possibile lungo la linea sulla quale si trova fino a che non sarà stoppato da un token avversario, da uno spazio non occupato da tiles o dal raggiungimento del bordo del tabellone di gioco. Se il proprio dragone si scontrerà con uno avversario o uscirà dal bordo del tabellone sarà irrimediabilmente eliminato.
Lo scopo è di essere l’ultimo giocatore a rimanere col proprio dragone sulla board.   
Anche questa volta ci troviamo di fronte a regole semplici e materiali minimalisti, la differenza sta nel target: non più un 3+ ma un 8+.
Un titolo chiaramente più profondo di Snail’s Pace Race ma che può essere giocato con profitto anche dai bambini, che imparano a mettere in campo un minimo di pianificazione e colpo d’occhio per non uscire dal tabellone alla prima mossa!
La realizzazione di Tsuro home made è un pochino più delicata rispetto a quella di Snail’s Pace Race (le tessere devono combaciare perfettamente per permettere una continuità nelle linee, quindi va posta un po’ più di attenzione nei dettagli e nel ritagliarle).
Su BGG esistono files da scaricare con le tessere già disegnate, ma il mio scopo resta quello di mettere all’opera i bambini, quindi ho disegnato le 36 tessere a matita seguendo i loro suggerimenti, gliele ho poi ritagliate e distribuite rigorosamente in modo equo; loro le hanno ripassate col pennarello ed hanno scelto i segnalini da utilizzare nel gioco (questa volta non li abbiamo realizzati, ci servivano segnalini piuttosto piccoli, quindi abbiamo optato per qualcosa di già pronto).
E alla fine anche Tsuro ci ha dato parecchia soddisfazione! 
Ovviamente non sono state messe in campo chissà quali strategie da parte dei bambini, ognuno guardava principalmente al suo percorso senza mettere troppo il bastone tra le ruote agli altri, ma anche questa volta il fatto di aver partecipato attivamente alla realizzazione dei componenti del gioco ha svolto un ruolo molto importante sia nell’assimilazione delle regole che nell’affezionarsi al gioco stesso.
Ora Tsuro e Snail’s Pace Race sono due tra i titoli più giocati in famiglia e quando qualche amichetto viene a trovarci a casa, se c’è da proporre un gioco, indovinate un po’ su ricade la scelta?! :D 

Giocare con i bambini è bello, ma farli partecipare attivamente alla creazione di un gioco lo è ancora di più.



Max_T